ROMA - Non è certo un bel momento per le aree protette del Lazio, sottoposte alle brama di cubature e cemento alimentate dal Piano Casa regionale. Fattore che si aggiunge ad una sempre più crescente difficoltà degli enti parco a gestire l'ordinario: ci sono sempre meno soldi a disposizione, quando persino lo stesso ministero dell'Ambiente ha rischiato di scomparire. Alla debolezza del sistema si aggiunge l'aggressività dei comuni: tra Roma e Rieti i sindaci che ricadono nel parco regionale dei Lucretili (un'area vasta quanto il comune di Roma) chiedono lo scioglimento dell'ente. Ma spinte centrifughe potrebbero ben presto verificarsi anche nelle altre province, in particolar modo a Latina.
LUCRETILI, IL CASO - Ultimo esempio di aggressione selvaggia, per il momento solo politica, è quella dei 13 comuni ribelli: Licenza, Marcellina, Monteflavio, Montorio Romano, Moricone. Orvinio, Palombara Sabina, Percile, Poggio Moiano, Roccagiovine, San Polo dei Cavalieri, Scandriglia, Vicovaro. L'allarme è stato lanciato da Gaetano Alibrandi, responsabile Ambiente Prc/Fds. «I Sindaci dei comuni ricadenti nel Parco dei Lucretili chiedono lo scioglimento del Parco. Evidentemente, nonostante il piano di cementificazione approvato con il nome di Piano Casa, l’istituzione di tale parco cozza con qualche interesse individuale, a danno degli interessi collettivi». «La Giunta Polverini e l’Assessore Mattei - continua Alibrandi - hanno uno strano modo di affrontare i temi ambientali delle Aree Protette».
COMMISSARI SENZA CULTURA - Alibrandi contesta la scarsa cultura ambientale degli amministratori delle aree protette: «Il primo atto - spiega - è stato quello di inviare commissari dotati di scarsa conoscenza e di carenze di studi ambientali. Il secondo, è stato di tagliare continuamente i fondi in modo da rendere impossibile l’ordinaria amministrazione, in barba ai progetti di sviluppo socio-economico delle comunità previsti dalla legge e incuranti del fatto che molti automezzi (anche antincendio) non sono in grado di muoversi per mancanza di benzina e che gli agricoltori che hanno subito danni da parte della fauna selvatica non potranno essere risarciti».
Intanto, attacca il portavoce di Prc/Fds, «la Giunta spende quasi 6 milioni di euro per acquistare il giardinetto del principe Ruffo, a Paliano, così da poter permettere agli speculatori di realizzare una bella lottizzazione nel monumento naturale Selva di Paliano e Mola dei Piscoli. Una gestione dell’ambiente talmente sconcertante da avere ripercussioni gravi anche sull’operato dei lavoratori dei parchi, costretti a operare in grandi difficoltà».
CANTIERI, LA MINACCIA - Un quadro dell'attuale situazione lo offre Gaetano Benedetto, presidente del Parco nazionale del Circeo, reduce da settimane di duro lavoro alle prese con una serie di incendi dolosi che hanno attaccato l'area protetta in varie zone. Benedetto segue con apprensione anche le vicende del dicastero guidato da Stefania Prestigiacomo, che ha rischiato la soppressione da parte del governo ma che alla fine ha recuperato 300 milioni di euro per andare avanti. Non è chiaro se siano aggiunti ai fondi già disponibili (500 milioni), o se rappresentino la totalità del budget. Se così fosse i parchi non potrebbero più esistere.
320 MILIONI IN STIPENDI - «Ogni anno - spiega Benedetto - i parchi costano 320 milioni di euro per stipendi, affitti e oneri vari». E il presidente del Circeo racconta poi come l'attuale crisi derivi «dalla sempre minore disponibilità di fondi, la metà rispetto all'epoca di Prodi e Pecoraro Scanio, e da una sempre più crescente invasione della politica». Il caso dei Lucretili è lampante: «In gioco ci sono sempre le cubature, mentre non si capisce che in aree naturali come quella - come anche per gli Ausoni e gli Aurunci - la peculiarità del paesaggio, le tradizioni, i fattori ambientali dovrebbero spingere a tutt'altro: valorizzazione dei prodotti tipici, turismo sostenibile». Benedetto conferma lo stato di crisi dei parchi laziali: «Non ci sono nemmeno i soldi per la benzina: anche uscire per la vigilanza è diventato impossibile».
PIANO CASA, I REGALI - Intanto la Regione Lazio, con la sua normativa, prosegue nello sforzo di «normalizzare» gli abusi: la cancellazione della tutela delle coste sta determinando una serie di istanze di dissequestro per manufatti realizzati in aree vincolate (alcuni casi si stanno verificando proprio nell'area del Circeo), mentre la possibilità di dribblare le azioni giudiziarie in corso ha conosciuto, sempre in provincia di Latina, illustri attori. Ha fatto piuttosto chiasso la richiesta di dissequestro di una villa che apparterrebbe a familiari del senatore Pdl Claudio Fazzone, a Fondi: una casa abusiva di 900 metri quadri, in località Cocuruzzo, che sulla carta è un semplice fabbricato rurale. Divenuto tutt'altro nel tempo, bloccato dal Comune di Fondi e salvato, dicono i maligni, da un comma della legge regionale realizzato appositamente per fare un favore al capo del centrodestra a Latina.
Dal sito roma.corriere.it